Il momento più difficile che affronta il bambino che balbetta è di solito quando entra a scuola e dove sarà impegnato in quella che è la competizione scolastica. Difatti, mentre all’asilo il bambino è prevalentemente impegnato nel gioco e nella relazione ludica, a scuola invece, il bambino deve necessariamente confrontarsi con il giudizio della classe e ovviamente, dell’insegnante.
La competizione è il tasto dolente di chi balbetta, proprio perchè il bambino che ha già confermato la sua sintomatologia, trattiene una forte quantità di energia, attraverso quel fattore di controllo, più volte analizzato dal dott. Bitetti nei suoi lavori editoriali sulla balbuzie.
Questo è il vero problema del bambino che balbetta, che a volte è anche timido, molto spesso sensibile, a detta dei genitori, ed è un dato che si riscontra frequentemente in studio. Ci si dovrebbe chiedere cosa è questa sensibilità, o la timidezza, se non il fatto che il bambino trattiene molte emozioni, ed è questo in fondo che lo fa esitare, balbettare.
Certo, non è il caso di allarmarsi da subito, ma non si può neanche sottovalutare il rischio potenziale che un esordio di difluenza o del perdurare della cosiddetta fase del balbettìo permanga anche in un periodo diverso da quello ritenuto normale. Se la disfluenza è rimasta fino ai 5-6 siamo di fronte ad una balbuzie ormai cronicizzata e l’ingresso nel contesto scolastico va ad acuire un problema evidente.
I coetanei, a volte, possono essere sarcastici di fronte ad un bambino che manifesta una difficoltà di linguaggio, proprio perchè notano una evidente discrepanza tra l’età del bambino, ed una modalità di linguaggio che i tanti ormai ritengono superata da un bel pò di tempo, ed ecco la derisione, non frequente come un tempo, ma può accadere e questo, va a minare la sicurezza del bambino che balbetta.