Il balbuziente vive costantemente il problema tra, il dire o il non-dire, non c’è quella spontaneità tipica del normoloquente, cioè di colui che parla senza nessun intoppo verbale.
Il balbuziente trova maggiori difficoltà quando deve verbalizzare pensieri ad alto contenuto emotivo, o quando deve esporre un argomento di fronte a diverse persone, soprattutto se ritenute autorevoli, o che egli ritiene tali. Questo, fa ipotizzare la presenza di complessi meccanismi psicologici, che hanno alimentato la letteratura scientifica sull’eziopatogenesi di questo disturbo.
Nella casistica generale si trova che quasi tutti i balbuzienti balbettano in presenza di persone estranee, o di quelle ritenute importanti. Emblematico l’esempio dell’adulto che deve sostenere un colloquio di lavoro, o che deve presentare una relazione davanti a una moltitudine di persone. Sul piano relazionale il balbuziente si sente prigioniero del suo disturbo e vive i rapporti sociali con difficoltà e sofferenza.
Teme ad esempio l’esposizione verbale in una qualsiasi relazione di gruppo, prova disagio ed imbarazzo se gli viene chiesto di ripetere un argomento già esposto, e il suo difficile momento lo vive al telefono, che diventa un’esperienza dolorosa e persino di vero e proprio blocco. Questo non vuol dire che tutti i balbuzienti hanno delle limitazioni sociali, dipende dalla gravità e dalla importanza che il balbuziente dà al suo disturbo.
In effetti, un elemento fondamentale è dato dalla percezione negativa di sé, e dal temuto giudizio negativo da parte degli altri, che può aumentare il grado d’ansia, ed incidere così sul normale rapporto sociale. Questa sintetica esposizione delle difficoltà che vive l’adulto balbuziente, porta a fare delle riflessioni circa il dinamismo psichico sottostante il disturbo.
Di solito, il balbuziente adulto ha già fatto da bambino dei cicli di terapia logopedica e corsi sulla balbuzie, basati prevalentemente sulla fonazione o su tecniche similari, accompagnati da esercizi sulla respirazione, e quant’altro. Però, pochi adulti balbuzienti hanno affrontato gli aspetti sottostanti della loro balbuzie e si ritrovano con una situazione immutata, o leggermente migliorata, almeno sul piano del linguaggio.
Difatti, succede spesso che dopo diversi cicli di sedute rieducative con metodi di cura basati su improvvisate intuizioni, dopo aver goduto della condivisone con altri balbuzienti delle proprie difficoltà e sofferenze, ritornati alla dimensione quotidiana e chiamati ad affrontare le solite attività sociali, l’adulto balbuziente ritorna spesso alle antiche abitudini.
Uno degli aspetti caratteriali dell’adulto balbuziente, studiato e affrontato terapeuticamente dal dottor Bitetti è la passività, una sottile paura da parte del balbuziente a far emergere tutta l’energia sottostante che trattiene da sempre, sin dai primi anni in cui ha iniziato a balbettare. Una passività che lo porta a rinunciare a diverse attività sociali e relazionali. Non solo, questo trattenere energie, spesso ha ripercussioni sulla sfera emozionale, ed è facile riscontrare adulti balbuzienti isolati sul piano affettivo.
Per molto tempo si è persino ironizzato sul problema della balbuzie, ed in tempi molto lontani si tendeva ad associare la difficoltà di parola ad un ritardo intellettivo. E’ ostacolata la fluidità di linguaggio, ma non l’intelligenza e la capacità di portare a compimento la propria progettualità. Sul piano cognitivo invece, il balbuziente è costantemente influenzato da un tipo di pensiero, dove elemento fondamentale risulta essere il controllo della parola (Dr. Antonio Bitetti, Emozioni, Comportamento e Controllo, IEB Editore, Milano, 2016).
La paura di balbettare porta ad una costante attenzione su come lo deve dire, sul controllo in termini di previsione del giudizio altrui, ed infine, su quello più realistico e logico, che è quello che si vuole dire. Con una tale sequenza di pensiero, a dir poco eccessiva, è facile incappare in uno stato d’ansia compromettendo l’eloquio stesso.
Il normoloquente non controlla la parola, essa è fluida, è più attento a quello che dice, che al come.