Secondo una definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1977) la balbuzie viene definito un disordine del ritmo della parola nel quale il soggetto sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo.
Viene considerato come uno dei più diffusi disturbi del linguaggio. Consiste in un insieme di alterazioni del ritmo e della fluidità dell’espressione verbale e viene vissuto da chi ne è affetto con grande sofferenza e disagio, perché il rallentamento nel parlare non riguarda assolutamente il pensiero; il soggetto sa benissimo ciò che desidera dire, ma fatica a dirlo.
Un’altra definizione più utilizzata in campo diagnostico psicologico è quella che definisce tale disordine come disturbo multifattoriale della personalità con rilevanti componenti psicologica e ambientale.
Secondo quanto riportato dal DSM IV (la quarta revisione del Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si può fare diagnosi di balbuzie quando ci si trova di fronte a
- un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio (che risultano inadeguati per l’età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi:
- ripetizione di suoni e sillabe;
- prolungamento di suoni;
- interiezioni;
- interruzioni di parole (cioè pause all’interno di una parola);
- blocchi udibili o silenti (cioè, pause del discorso colmate o non colmate);
- circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare parole problematiche);
- parole emesse con eccessiva tensione fisica;
- ripetizione di intere parole monosillabiche.
- L’anomalia di scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure con la comunicazione sociale.
- Se è presente un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi.
Il linguaggio del soggetto affetto da balbuzie è quindi spesso interrotto dalla ripetizione (che può essere continua o intermittente) di sillabe, suoni, vocaboli, frasi intere alternate a pause di silenzio durante le quali il soggetto è di fatto incapace di produrre un qualsiasi tipo di suono. Il linguaggio caratteristico del soggetto balbuziente viene definito, da un punto di vista clinico, disfluenza verbale.