Come tutti sappiamo, l’adolescenza è una fase delicata dello sviluppo umano, una fase di transizione, dall’età infantile a quella adulta. In questo periodo, abbastanza travagliato e tumultuoso, l’adolescente è impegnato nella ricerca di se stesso, a conoscersi meglio, in preparazione di quegli impegni personali e sociali, tipici della fase adulta. Uno dei primi ad occuparsi di questa fase della crescita è stato (Stanley Hall, New York, 1904), con il suo importante lavoro editoriale.
Stanley Hall concepiva l’adolescenza come una specie di nuova nascita, nella quale le strutture della personalità vengono completamente rinnovate. Rimarcava una netta discontinuità tra i vissuti del bambino e quelli dell’adolescente, legati anche ad un diverso atteggiamento di base, per il quale il bambino tende a rivolgere la sua attenzione verso la realtà esterna, mentre l’adolescente è costantemente orientato verso la sua vita interiore.
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è qualcosa di rivoluzionario; segna l’ingresso in una sfera di esperienze dominata da conflitti, contraddizioni, brusche oscillazioni, atteggiamenti estremi. Tutto ciò sarebbe conseguenza necessaria dello sviluppo fisiologico e della maturazione sessuale. Difatti, con l’avvento della cultura psicoanalitica freudiana, appena successiva a quella di Stanley Hall, viene ad essere introdotto il concetto di “periodo di latenza”, che funge da mediazione tra l’infanzia e l’esplosione della pubertà( S.Freud, Torino,1970).
Successivamente, (Melania Klein, Firenze, 1969) scriverà che gli sforzi che l’adolescente fa, sono rivolti ad evitare l’angoscia o a modificarla. L’adolescente sviluppa vari interessi ed attività, al fine di dominare la sensazione di paura e di ansia, di trovare una ipercompensazione e di occultare l’angoscia a se stesso e agli altri. Egli raggiunge in parte questo scopo assumendo l’atteggiamento di sfida e di ribellione caratteristico della pubertà.
L’aumento dell’ansia nell’adolescenza non è certo dovuto soltanto alla maggiore difficoltà dell’Io di ristabilire, con i mezzi difensivi più adeguati, un maggiore controllo delle pulsioni. Esso è dovuto anche alla ricerca della propria identità, con l’acquisizione di un modello che possa rassicurare l’adolescente circa la propria maturità (Margaret Mead, Firenze,1954).
Di certo l’adolescente deve fare i conti con un periodo complesso, che lo vede impegnato su diversi fronti, interni ed esterni, ed ecco perché si affida al gruppo dei suoi coetanei. Attraverso il gruppo, egli trova una sorta di alleanza in questo processo di crescita, si sente meno solo ad affrontare le difficoltà . Però, se il periodo adolescenziale è difficoltoso per un ragazzo che si esprime senza difficoltà, immaginiamo il compito per un adolescente che balbetta.
Molti genitori si chiedono, giustamente, come possa essere la vita di relazione di un proprio figlio adolescente, che balbetta. In effetti, molto spesso la balbuzie complica la vita di un ragazzo o di una ragazza, soprattutto sul piano della propria immagine e di conseguenza, sulla relazione interpersonale. In questo periodo la balbuzie, ormai consolidata in precedenza, tende ad acuirsi e può aggravare notevolmente lo stato psicologico complessivo.