IL CONTROLLO DELLE EMOZIONI COME CAUSA DELLA BALBUZIE
Il controllo della bocca e di tutta l’attività fonatoria che si osserva sistematicamente nei miei pazienti affetti da balbuzie, nasconde una tendenza a trattenere emozioni intrise di rabbia e di aggressività. A volte, è possibile notare anche una forte tendenza a trattenere le emozioni positive, fatte di gioia e di abbandono fiducioso alla vita. Come se il balbuziente vivesse il tutto in una dimensione di forte rigidità, con la propensione a chiudere il rubinetto energetico, nell’irrazionale paura di chissà quali effetti.
Nella letteratura scientifica riguardante le ricerche sulla balbuzie, non vi sono studi specifici che mettono in relazione il meccanismo di controllo dell’apparato fonatorio e la sintomatologia del balbettare. E’ stato il dott. Antonio Bitetti che per primo ha cominciato a parlarne già molti anni fa (Bitetti A.,2001, 2006) e ha continuato le sue ricerche, anche attraverso il lavoro costante con il modello di terapia da lui ideato e denominato: “Approccio Integrato” (Bitetti A.,2010).
Se dovessi definire in maniera pratica cos’è il problema della balbuzie, direi con una certa sicurezza, dettata da una ventennale esperienza di lavoro in tale settore, che il balbuziente balbetta, perché adotta una strategia psicologica antitetica al normale funzionamento della fonazione.
Affermare questo non è semplice, neanche per me che curo balbuzienti da molti anni, perché non è semplice pensare che un meccanismo di controllo possa essere così diretto ad influenzare negativamente il linguaggio; eppure, le prove a mia disposizione orientano tutte in questa direzione ( Cit. Bitetti A., 2001,2006,2010, 2016).
Difatti, qualsiasi strategia che distolga l’attenzione dal controllo sulla parola, permette rapidamente al balbuziente di esprimersi normalmente. Il controllo nella balbuzie è una cattiva abitudine appresa e mantenuta viva per parecchio tempo. Siamo in presenza di un apprendimento sbagliato, ma probabilmente adattativo in una esperienza ritenuta critica in un dato periodo dell’infanzia. Il problema nasce quando quel comportamento viene protratto nel tempo, credendo che l’emergenza debba durare necessariamente al di là di quel periodo.
Mentre il normoloquente, cioè colui che non balbetta, non controlla la bocca in nessuna circostanza della vita di relazione, il balbuziente, invece, controllando massicciamente il suo linguaggio nel momento in cui si relaziona, condizionando negativamente il suo linguaggio. Quando è da solo, nel chiuso della propria stanza, il balbuziente non attua questo meccanismo di controllo e quindi, parla liberamente. Questo, perché tale meccanismo è strettamente connesso al timore di essere giudicato negativamente dagli altri, poiché molto probabilmente è già forte il giudizio negativo verso se stesso.
Tante volte, soprattutto nella balbuzie di tipo tonico, dove il controllo è davvero eccessivo, il corpo fa scattare dei meccanismi di compensazione, comunemente chiamate sincinesie. Questi, sono dei meccanismi involontari della muscolatura facciale, che servono ad antagonizzare quella sensazione di vuoto che il balbuziente avverte nel momento in cui, da una parte vorrebbe parlare liberamente e dall’altra, frena questa possibilità.
Potremmo accostare questo concetto ad un esempio pratico, quale il meccanismo di pescaggio di un liquido attraverso una pompa. Se il motore della pompa funziona bene ed il liquido è presente nella vasca di estrazione, non ci dovrebbero essere problemi a trasferire il liquido dalla vasca all’esterno. Ma, se la cannula di pescaggio, per un problema qualsiasi avesse una ostruzione, allora la pompa agirebbe inutilmente, producendo un tipico rumore di un meccanismo non funzionante, che potremmo definire “meccanismo a vuoto”.
Il vuoto che si viene a creare durante il blocco della parola, fa avvertire una sensazione di impotenza, espressione tipica di una persona che si chiede cosa stia succedendo, ma che non riesce a dare una spiegazione adeguata. La spiegazione sta nel fatto che, una parte della personalità vorrebbe agire in maniera produttiva e propositiva, mentre dall’altra, opera una forza antagonista che frena questa possibilità. Lo stupore che prova il balbuziente è da attribuire a quella parte di sè che si chiede: “chi e perché ha frenato il mio linguaggio?”.
Sta proprio in quest’ultimo passaggio il vero concetto di controllo sulla propria parola, vero ed autentico problema del balbuziente. Tale potente meccanismo di controllo limita la possibilità di quella libertà espressiva caratteristica invece di chi non ha mai sofferto di balbuzie e che può permettersi invece di vedere nel proprio linguaggio un potente strumento di comunicazione e di affermazione sociale.
Nella mia lunga pratica professionale, utilizzando tecniche di depolarizzazione del controllo della bocca, da me messe a punto, ho maturato prove evidenti che confermano chiaramente tutto questo. Più si controlla e più si balbetta, la sintomatologia del balbettare è direttamente proporzionale al grado di controllo, che diventa una zavorra.
La bocca va lasciata libera, non ha necessità di essere controllata in continuazione, invece ostacolando questa libertà si ha un effetto contrario alla normale fisiologia umana. Di suo, il controllo è un meccanismo antitetico alla libertà di azione e preclude la possibilità di dare al balbuziente la possibilità di parlare liberamente.
Il balbuziente è molto più attento, anzi esageratamente attento, al modo in cui si esprimerà nel momento della interazione. Come quando si guarda un quadro importante: “si è più attenti al dipinto o alla cornice?”. Certamente anche la cornice ha il suo valore, anche estetico, ma l’opera pittorica rappresenta indubbiamente l’elemento centrale di quello che si sta ammirando.
Ecco perché il balbuziente è in difficoltà nell’esprimere la sua energia, egli tende a bloccare la parte propulsiva di sé, come se ne avesse timore, non sapendo che quella energia interna è il motore energetico di tutte le attività umane, compreso il linguaggio. L’energia è vita e il fluire positivamente di essa, permette una buona tonicità psichica, con la relativa sensazione di benessere fisico, predisponendo ad una buona concezione di sé, di forza e favorendo così un rapporto paritario con gli altri. (Bitetti A., pag.98, 2010).
Nel balbuziente questa energia sembra bloccata o viene vissuta a tratti, frequentemente in relazione ad esperienze positive che aumentano solo momentaneamente la buona percezione di se. Manca la continuità, non c’è piena consapevolezza della propria forza e le azioni, i progetti, possono assumere carattere abortivo. Tipico il discorso di molti miei pazienti balbuzienti che mi chiedono come mai in alcune circostanze parlano bene ed in altre invece balbettano.
Bitetti A., Analisi e prospettive della balbuzie, Positive Press, Verona, 2001
Bitetti A., La balbuzie. Un problema relazionale, Armando Editore, Roma, 2006
Bitetti A., La Balbuzie Approccio Integrato, IEB Editore, Milano, 2010
Bitetti A., Emozioni, Comportamento e Controllo, IEB Editore, Milano, 2016