La collera è un’ emozione che segnala che è accaduto qualcosa che per noi è sbagliato, ingiusto: un dispiacere improvviso, un contrattempo non previsto, una sconfitta, un inganno, un tradimento della nostra fiducia, oppure una imposizione, una violenza. Ci sembra all’improvviso di vedere in azione una volontà di ferirci, di ostacolarci da parte di un oggetto o di una persona.
Questa funzione della mente ci presenta la possibilità di superare questi ostacoli in modo energico, con la forza, con una aggressione verbale o con un atto. Allora attiva molta energia aggressiva che può diventare eccessiva, troppo distruttiva verso gli altri se non viene controllata.
Così la rabbia può rimanere silenziosa e repressa, oppure esprimersi con parole, con diverbi, con litigi oppure spostarsi su altri oggetti o azioni gratificanti come fare dello sport oppure sulla azione di attacco. La collera, la rabbia possono farci prendere comportamenti che possono diventare: costruttivi delle relazioni oppure, oppure, distruttivi delle relazioni con gli altri.
In alcuni casi essa si presenta insieme ad emozioni di disgusto e disprezzo. Le persone che hanno l’abitudine di esprimere molta collera fanno soffrire le persone che sono a loro vicine perché a loro volta sentono emozioni forti e contrapposte. Infatti esse a loro volta si sentono ferite e possono reagire con la collera oppure hanno paura del conflitto che potrebbe manifestarsi e non reagiscono.
Nell’educazione che riceviamo fin da bambini, di solito vi sono molte indicazioni per il controllo dei comportamenti che potrebbero essere attivati da una rabbia distruttiva. Invece chi ha acquisito l’abitudine a reagire alle delusioni, allo stress con la collera può avere momenti di rabbia che diventano per lui sempre più difficili da controllare.
In particolare se la persona, sin da piccolo, non ha acquisito con l’educazione alle relazioni il senso del rispetto reciproco, della fiducia verso le altre persone, delle regole morali e delle leggi della società in cui vive, c’è il rischio di esagerare e che la collera diventi violenza distruttiva.
Nell’infanzia si impara a esprimere la collera osservando come si comportano gli adulti nelle situazioni concrete, cioè nel vedere: urlare e bestemmiare, offendere e umiliare l’altro, sbattere il pugno sul tavolo, suonare ripetutamente il clacson dell’auto, fare il gesto delle corna, discutere con il volere imporre il proprio punto di vista senza ascoltare quello dell’altro, ecc..
Per controllare questa emozione così forte e che all’inizio disorganizza il modo di pensare, si usa più spesso il comportamento di evitare di peggiorare la situazione: cioè di allontanarsi, di fare un respiro profondo e di non reagire subito ma aspettare un altro momento. Quando la rabbia contro una persona dura più a lungo diventa rancore, un sentimento che crea una notevole tensione dentro la mente.
Diventa una difficoltà non elaborata dell’aggressività istintiva ed emotiva. Essa poi potrà spingere verso il comportamento del conflitto e della vendetta. Quando la rabbia non viene espressa subito può collegarsi con un senso d’impotenza, di incapacità nel trovare una soluzione. In altri casi prevale l’idea di essere ormai diventati ingiustamente “vittima” di un altro che per questo motivo assume l’aspetto di un “persecutore”.
Questo spinge verso i pensieri automatici negativi che possono fare comparire paura, ansia, tristezza, pianto di rabbia, diminuzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, idee di persecuzione da parte di altri. Fino all’età di sei anni il bambino esprime frequenti crisi di rabbia e manifesta la sua opposizione quando vi è un ostacolo ai suoi desideri in vari modi anche con un pianto di collera.
In sintesi, la rabbia è una emozione che si esprime con una espressione della mimica facciale, può rimanere silenziosa, può durare a lungo come rancore e desiderio di vendetta, può spostarsi su una terza persona che diventa il colpevole “capro espiatorio”, oppure il nostro “persecutore” aggressivo.
Può ripiegarsi contro noi stessi, in maniera auto-distruttiva perché ci giudichiamo incapaci, colpevoli, cattivi, impotenti, meritevoli di punizione, o senza vie di uscita nel futuro. Ma potrebbe anche diventare una forza creativa capace di darci soluzioni ai problemi, sviluppando altre possibilità di valutare una situazione, cercando un nuovo punto di vista che prima non avremmo cercato e trovato se non fossimo stati attivati dalla collera costruttiva.